Bene! Anche questa volta la nostra specie non si estinguerà! L’immunità di gregge, le terapie specifiche e, forse, un vaccino ci consentiranno di convivere anche con questa ultima pandemia.
Certo, ci saranno altri contagiati ed altri decessi nei prossimi mesi ma la grande paura è alle spalle. Non è andata poi così male se confrontiamo questa ultima pandemia con la prima pandemia influenzale del XX secolo che, nota col nome di spagnola, fra il 1918 ed il 1920, provocò circa 50 milioni di decessi.
Ed allora, perché tanta agitazione? La spiegazione è semplice, dal 1920 ad oggi è avvenuto un cambiamento epocale: è cambiata la nostra percezione della morte. Ogni singolo individuo non accetta, come in passato, la propria morte come un evento ineludibile, fissato ad una data già segnata alla propria nascita per volontà del Destino, di un Dio o perché scritta negli Astri.
Oggi riteniamo che la morte possa essere contrastata, rinviata o, se lo decidiamo, anticipata se siamo stanchi di vivere. Per quanto la morte sia connaturata nella nostra natura umana essa si sta trasformando in un atto di volontà individuale.
Ognuno di noi, fino a quando le condizioni psicofisiche lo consentono, rivendica il diritto di decidere se lottare per sopravvivere alla più infausta delle diagnosi o se, anche perfettamente sano, essere aiutato a morire in quanto stanco della vita.
Alla rivendicazione di questo nuovo diritto alla vita e alla morte tutti i governi hanno dovuto elaborare nuove risposte. In questi ultimi mesi, i cittadini-elettori, per rinnovare il loro consenso, non si sono accontentati, come in passato, di processioni e preghiere per superare la pandemia ma, per lottare contro la morte, hanno preteso soluzioni scientifiche in quanto consapevoli che la salvezza non dipendeva dalla volontà di Dio ma dalle capacità degli scienziati. Così i governanti hanno dovuto abdicare, cedere volontariamente l’esercizio del potere sovrano agli scienziati : ai virologi per affrontare la pandemia, agli economisti per la gestione delle risorse, agli informatici per programmare nuove forme di produzione e di scambio.
Dopo questa pandemia i rapporti fra governati e governanti non potranno più essere come prima. Ormai il velo d’ignoranza è stato squarciato e ogni individuo ha intravisto l’orizzonte di una società che possa garantire, in concreto, il diritto alla vita, il diritto alla morte, il diritto ad un reddito minimo di cittadinanza, il diritto ad un ricovero per il freddo, il diritto alle cure sanitarie e finanche il diritto di sentirsi felici in un prato in un giorno di sole se non si ha voglia di stare alla catena della produzione.
E’ di qualche giorno fa la notizia che da un’idea di eFM si svolgerà un confronto interdisciplinare in streaming che vedrà la partecipazione di filosofi, economisti, psicologi e sindacalisti. A conclusione dei lavori saranno presentati progetti concreti fra i quali il Progetto Phoenix, primo passo di una Venture Thinking. Il progetto è un programma di formazione e una piattaforma digitale con l’obiettivo di mettere a disposizione dei vari operatori un network di professionisti di alto livello allo scopo di trovare, grazie alla collaborazione multidisciplinare di esperti, soluzioni che facilitino le dinamiche di lavoro tra le aziende secondo i principi dello Smart Working, della Digital Trasformation e dell’Open Innovation.
Questa visione del futuro non è una profezia, è la semplice enunciazione di un evento esemplare di un rinnovamento che le élites politiche, economiche e culturali potranno assecondare o contrastare. Se lo asseconderanno procederemo verso una società di tipo liberaldemocratico più efficiente e più giusta. Viceversa se le élites dominanti lo contrasteranno, ed hanno tutti i mezzi per farlo, dovranno spostare indietro nel tempo le lancette dell’orologio della Storia, ma per farlo dovranno strappare la Rete in tanti frammenti e rinchiudere i singoli paesi in una sorta di buia autarchia sovranista esercitando la forza e fondando la loro legittimità sulla paura.