Con voluto e ostentato accento emiliano, Pierluigi Bersani ha concluso una breve intervista, in margine al dibattito sulla riforma del lavoro, avvertendo: << Noi cerchiamo di tenerlo assieme sto’ Paese qui … ma al dunque … quando s’arriva proprio alla stretta … noi stiamo con i lavoratori … capito ?! >>. Frasi pronunciate con un piglio rivoluzionario, anzi emiliano “rivolussionario” che non ricorda certo Lenin ma somiglia molto da vicino al Peppone di Guareschi.
Del resto, come nella stessa tradizione letteraria, Peppone ha alzato un po’ la voce solo dopo che la Chiesa di Don Camillo ha tuonato contro il testo Monti – Fornero sulla riforma del lavoro.
Infatti, il capo della commissione Lavoro della Cei, mons. Bregantini, ha attaccato il testo di Monti e Fornero con toni molto più severi affermando: << Il lavoratore non è una merce, ma in politica sta prevalendo l’aspetto tecnico su quello etico >>. Poi approfondendo le sue osservazioni sulla trattativa in corso, il prelato ha notato: << Ci voleva più tempo, il premier non doveva parlare di questione chiusa. Questa riforma può rivelarsi infausta, nel Paese crescerà una paura generalizzata >>.
Le affermazioni del prelato sono state riportate da la Repubblica (23 marzo 2012 p.4 ) , le dichiarazione di Bersani da Youdem.Tv. E’ bene precisare le fonti per non creare equivoci e fraintendimenti, visto che: le critiche di Bersani riportano alla mente quel tipo di conflitto sociale tutto sommato bonario di guareschiana memoria, mentre la riflessione del mons. Bregantini, che trae linfa dalle radici profonde dello spirito cristiano, ci procura un brivido ed un sussulto che approda … alla migliore tradizione culturale marxiana.
Ludovico Martello