Il Liberalismo può esaurirsi nel tempo. La Libertà no.

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MA LA DEMOCRAZIA DIFENDE LE LIBERTÀ?

Il ragionamento che abbiamo appena portato a termine insieme al visconte di Tocqueville ci porta ad una conclusione: la Democrazia non è certo la forma di governo migliore che si possa avere, e questo per i suoi mali intrinseci ed ineliminabili. Non è una novità nella Storia del pensiero politico, questa: già nel IV sec. a.C., Platone sosteneva nel suo “Politico” che possono esistere cinque forme di governo diverse: Monarchia, Aristocrazia, Democrazia, Oligarchia e Tirannia. Le prime due sono indiscutibilmente buone, le ultime due per definizione deleterie. La Democrazia si pone nel mezzo: è la migliore delle forme cattive, ma la peggiore delle forme buone. Forse il filosofo ci aveva visto giusto… Per tutte le ragioni che abbiamo considerato, probabilmente Monarchia ed Aristocrazia potrebbero essere effettivamente preferibili rispetto alla Democrazia, che come abbiamo visto soffre di molti mali congeniti. È infatti chiaro a tutti che le decisioni migliori provengono dai migliori. È poi evidente che in un regime come quello monarchico difficilmente un re sarà implicato in scandali di corruzione (ha già tutto!). Essendo poi educato sin da piccolo alla funzione politica da svolgere, per lui governare sarà un dovere, non un’ambizione. È anche vero però che, come nota saggiamente Platone, queste due forme politiche possono facilmente degenerare nel loro opposto: basta semplicemente che il potere diventi arbitrio e il consenso imposizione. Non ci vuole molto a trasformare un gruppo di ἀριστοί in ὀλίγοι o un μονάρχης in τύραννος. La Democrazia, invece, nella sua mediocrità è sempre quella: non avrà slanci di perfezione, ma sarà maggiormente idonea, in virtù dei meccanismi stessi cui è informata, a rappresentare sempre gli interessi della maggioranza. Un buon re e delle elites meritevoli saranno quindi sicuramente in grado di fare meglio rispetto ad un parlamento rissoso ed amante delle poltrone: ma se però essi abbandonano come fine ultimo il bene comune, allora la concentrazione del potere in mano al singolo o ai pochi comincia a divenire davvero preoccupante. Insomma, se si vuole un governo illuminato e tendenzialmente ottimo bisogna correre un grosso rischio: quello della tirannia o della casta. Se invece ci si accontenta di un governo senza infamia e senza lode, si rinuncia al meglio, ma si ha maggior tranquillità circa le sorti della nostra Libertà. Come abbiamo visto anche la Democrazia potrebbe poi sprofondare verso la Tirannia della Maggioranza (e cioè il Totalitarismo), ma questa degenerazione necessita sempre del favore della maggior parte della popolazione. E mettere d’accordo la maggioranza è meno facile che convincere un singolo re a diventare tiranno. Il discorso è, a dire la verità, molto complesso, anche perché bisogna pur considerare che, in meno di due secoli di Democrazia liberale, i regimi totalitari che ne sono stati la conseguenza hanno prodotto molti più morti di quanti ne abbiano fatto i tiranni e gli oligarchi del passato! È perciò difficile stabilire se davvero la Democrazia sia la miglior forma di governo per tutelare le Libertà individuali. Se volgiamo indietro lo sguardo alla straordinaria esperienza della Serenissima Repubblica di Venezia, saremmo tentati di affermare che forse una costituzione come quella (mista, ma a forte prevalenza aristocratica) sia la migliore soluzione per tutelare l’individualità di ciascuno. In un’epoca dove quasi ovunque si abbatteva la scure dell’Inquisizione, Venezia era la patria delle libertà per tutti. Ed intanto con la sua arte, i suoi floridi commerci, la sua cultura libera e vivace primeggiava in Italia e nel mondo. Passeggiando per le calli di Venezia sembra difficile immaginare un esperimento costituzionale tanto felice e duraturo… La forza della tradizione ed il buon senso politico dei suoi governanti ha evitato che Venezia si trasformasse nel governo di una casta ottusa; così, il suo splendore si è perpetuato nel tempo finché qualcuno non venne ad abbattere la sua millenaria Libertà al grido di una Liberté non chiesta e di una Egalité ancor più contraddittoria coi principi sui quali, da sempre, si poggiava il Leone di San Marco (ma questo fa parte di quella “esportazione della democrazia” che costituisce, sin dall’Antichità, un altro tratto vagamente autoritario del fenomeno democratico). Verrebbe da dire, allora, che su un piano storico e teorico la Libertà nel suo significato puro si concilia al meglio proprio con un sistema aristocratico. O con una Costituzione mista come quella del Regno Unito, quel paese nel quale i cittadini – esausti della Repubblica – nel 1660 scongiurarono Carlo II Stuart di accettare la corona. In Inghilterra c’è un re e ci sono i lord: c’è per caso chi dubita che quella non sia la patria delle Libertà? Nella democrazia, infatti, inevitabilmente essa dovrebbe fare i conti con la sua acerrima rivale (l’Eguaglianza) e risultarne giocoforza compressa. La Libertà dei regimi aristocratici e misti, invece, non è una Libertà eguale per tutti, e questo perché in una società di ceti la Legge non è la stessa per tutti. Va modulata in modo diverso a seconda della classe sociale, della categoria professionale, del censo, etc… La Libertà negativa (lo abbiamo dimostrato) è nata in una società strutturata in questo modo. Ma oggi, con la straordinaria affermazione del Principio di Uguaglianza, quel modello politico è divenuto retaggio del passato. Per questo, lasciando da parte la prospettiva storica e teorica, dobbiamo senz’altro dire che il nostro compito è quello di difendere la Libertà dentro il regime vigente ben sapendo che, proprio per quelle contraddizioni sottolineate da Tocqueville, essa è sempre sotto lo scacco delle tendenza egualitaristiche e conformiste. La Democrazia, quindi, può proteggere le Libertà individuali: ma non è detto che lo faccia. Per questa ragione bisogna sempre vigilare, consapevoli che ogni politica volta a realizzare una maggiore giustizia sociale è encomiabile, ma ogni gesto finalizzato a realizzare quel grigio livellamento delle coscienze verso il basso è deleterio! Bisogna gridare a gran voce che abbiamo la libertà di non essere tutti uguali, perché se lo diventassimo la nostra vita perderebbe senso… Le nostre Liberaldemocrazie, dunque, presentano molti aspetti negativi: l’instabilità dei governi, un’opinione pubblica stereotipata, la corruzione dilagante ma, soprattutto, la mortificazione della cultura. Se il livello medio dell’istruzione si alza, infatti, è tuttavia palese che non fioriscono le stesse eccellenze che la società del passato ha offerto all’umanità. E questo perché la mediocrità deprime gli intelletti. Nella Firenze dei Medici operavano contemporaneamente Leonardo da Vinci, Botticelli, Michelangelo, Machiavelli, Raffaello, Poliziano, Vasari, Marsilio Ficino. Oggi dove si può trovare una simile concentrazione di tanto sapere? Nei reality televisivi? Sui giornali scandalistici? Su Facebook? Di queste cose si ciba quotidianamente l’intelligenza media di una società democratica: status symbol e banalità. Lo stesso Principio di Maggioranza, poi, si fonda sul discutibile assunto che “vi sia più cultura e più saggezza in molti uomini riuniti che in uno solo, nel numero più che nella qualità” (Tocqueville). Tuttavia, nel mondo contemporaneo le Democrazie liberali sono l’unica alternativa al più grande dei mali: quello dei Totalitarismi.

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