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Assolutismo e relativismo

Mentre la verità del riduzionismo è temporanea in quanto falsificabile dalla prova della corrispondenza fra la teoria ed i fatti, viceversa la verità rivelata, in quanto parte integrante della gnosi, non è temporanea né falsificabile ma assoluta. Essa in quanto immutabile assume i caratteri dogmatici del sacro. Essa non può essere confutata, e se non trova conferma nei fatti…allora peggio per i fatti!

Il conflitto autocrazia-democrazia muove dal conflitto inconciliabile fra due opposte concezioni: l’assolutismo ed il relativismo. L’assolutismo è un sistema di pensiero che, proiettandosi oltre i limiti dell’ esperienza tangibile, sostiene che esistano valori assoluti che si disvelano agli eletti, a coloro che trascendendo i limiti della falsa coscienza imposti dalla realtà, sono in grado di vedere oltre l’esperienza empirica ed accedere alla conoscenza del Bene e del Vero. Una conoscenza assoluta in quanto non più condizionata dalla realtà. Diversamente, il relativismo muove dalla realtà. Il relativismo ritiene che tutto ciò che trascende l’umana esperienza – come l’assoluto, l’essenza, la cosa in sé e per sé – siano inaccessibili alla mente e, quindi, non conoscibili. Il relativismo non rinuncia, però, alla ricerca del Vero ed alla realizzazione del Bene. Solamente procede nella sua ricerca per tentativi ed errori. Il relativismo pratica la falsificazione delle ipotesi ed il confronto con le ipotesi alternative. In altri termini – spiega Hans Kelsen in una pagina memorabile de La democrazia – il relativismo significa che i valori: << non possono essere provati come assoluti per mezzo di una conoscenza razionale e scientifica, una conoscenza cioè che esclude la possibilità di un giudizio di valore opposto >>. Nonostante che le cose stiano in questi termini, il relativismo non apre la porta a quello che Nietzsche definiva il << più inquietante degli ospiti >>: il nichilismo. In quanto, spiega ancora Kelsen: << una teoria dei valori relativistica non nega l’esistenza di un ordine morale (…). Essa nega l’esistenza di un unico ordine morale che possa pretendere di essere riconosciuto valido e, quindi, universalmente applicabile. Essa asserisce che vi sono parecchi ordini morali diversi l’uno dall’altro e che, di conseguenza, deve essere fatta una scelta tra loro. In tal modo, il relativismo impone all’individuo il difficile compito di decidere da sé ciò che è giusto e ciò che è errato; il che implica certamente una responsabilità molto seria, la responsabilità più seria che un uomo possa assumere. Relativismo positivistico significa autonomia morale>>.

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