giovedì, Aprile 24, 2025

La Rivoluzione d’Ottobre e il Totalitarismo Sovietico nel XX Secolo

La rivoluzione d'Ottobre e il totalitarismo sovietico del XX secolo. Un dibattito acceso sui suoi effetti storici e politici.

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Il terrore immunizzava il popolo

Il terrore immunizzava il popolo procedendo allo sterminio degli individui «infetti» che corrompevano il corpo sociale.

Oltre a questa funzione «catartica», il terrore svolgeva una funzione «pedagogica», poiché — come spiega L. Pellicani — «colpendo spietatamente i pochi» correggeva «il modo di pensare e di sentire dei molti» .

La funzione pedagogica del terrore

La funzione pedagogica doveva procedere fino a quando il singolo attore sociale, completamente purificato, avrebbe rinunciato all’individualistico Io per fondersi nel Noi collettivo e aderito «entusiasticamente» al progetto salvifico.

Il partito, lo Stato e la società civile — per quanto gerarchicamente ordinati, in virtù del grado d’identificazione con la gnosi marx-leniniana — dovevano fondersi fino a costituire un unico, inscindibile organismo.

La costruzione del Noi collettivo

La guerra interna ed esterna contro il demone borghese non poteva consentire varianza sociale.

L’intera società doveva essere come una sorta di «convento militarizzato».

Scriveva Bertrand Russell, al ritorno di un suo viaggio in Russia:

«II paese assomiglia a un immenso collegio di gesuiti. Ogni forma di libertà è bandita perché borghese».

Il Controllo Assoluto dello Stato

Il partito-Stato controllava tutti gli spazi sociali. Per coloro i quali — alla fine del trattamento di purificazione — non avevano aderito totalmente al progetto, non vi erano spazi sociali neutrali dove ritirarsi:

per queste «scorie umane» il luogo di raccolta era il Gulag, edificato fin dal 1918 .

La Contaminazione Borghese e la Resistenza Interna

L’epidemia capitalistico-borghese si estendeva dalla base ai vertici della piramide sociale. La contaminazione borghese aveva colpito — secondo Stalin — anche i quadri del partito. Egli affermava:

«II riflesso della resistenza delle classi morenti è costituito da tutte le possibili deviazioni dalla linea leniniana, deviazioni presenti tra le file del nostro partito».

La gravità delle deviazioni e i Processi di Mosca

I dirigenti bolscevichi, infatti, pretesero di poter dissentire dalla linea politica, decretata dal partito per bocca del suo capo, sulle procedure per la realizzazione del comunismo.

In tal modo essi avevano osato mettere in dubbio la funzione del partito — quale custode della gnosi — e del suo capo, quale unico legittimo interprete del messaggio. Tutto ciò era una gravissima colpa per due motivi.

Primo motivo: i dubbi, espressi dai dirigenti del partito, demolivano l’unica fonte di legittimazione del dominio totalitario: il possesso della Verità. Secondo motivo:

l’atteggiamento «dubbioso», da parte dei dirigenti del partito, sulla linea politica da adottare, equivaleva a «un aiuto oggettivo» alla «nemica borghesia mondiale» contro la quale si era in guerra permanente.

Quindi essi erano «oggettivamente traditori della patria». Per queste gravissime colpe furono istruiti i processi di Mosca del 1936, del 1937, del 1938.

I capi d’imputazione non potevano che essere quelli di «tradimento della patria» e di «tradimento della rivoluzione».

E il verdetto, per rei confessi di tradimento in tempo di guerra, non poteva essere che di condanna capitale.

Il prosieguo del Leninismo

Lo stanilismo, quindi, non rappresentò la degenerazione del lenilismo ma fu la fedele prosecuzione.

Il leninismo non è stata un interpretazione aberrante del marxsismo, bensì di esso l’ applicazione ortodossa.

Per quanto concerne, invece, il rivisionismo marxsista …questa è un altra storia che non ha a che vedere con la Russia Sovietica che è stata la patria del socialismo realizzato,ed ha indicato la via del esperimento totalitario.

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Ludovico Martello
Ludovico Martello
Saggista. Si è laureato in Sociologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autore di numerosi saggi sul processo di Modernizzazione. E' stato ricercatore a contratto presso la Luiss Guido Carli di Roma, ha insegnato Filosofia della politica, con contratto annuale, presso l'Università degli Studi del Sannio. Cofondatore dei magazine web "PoliticaMagazine.info” e "PoliticaMagazine.it”
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